Una piazza delle idee con materiali di qualità
Workscapes: una piazza in un parco tecnologico
Davide Pagliarini, direttore della rivista di architettura e paesaggio ARK, intervista l'architetto Luca Bombassei progettista della piazza "Workscapes" all'interno del Parco Scientifico e Tecnologico del Kilometro Rosso a Bergamo.
Il lavoro d'ufficio contemporaneo è molto cambiato rispetto a quello che abbiamo conosciuto nel corso del XX secolo. L'affermazione dell'economia digitale, del lavoro in rete e delle sue declinazioni nelle forme duttili e cangianti della condivisione, della contaminazione disciplinare, dello scambio di conoscenze e ‘saper fare’ hanno prodotto un significativo insieme di ricadute nella concezione dello spazio deputato al lavoro intellettuale. Sono numerosi i settori che hanno subito il fascino della creative class, tanto da aver dispiegato nelle proprie sedi schemi distributivi e programmi più aperti, anche in settori dell'economia e della produzione industriale tradizionalmente considerati più impermeabili all'incentivazione delle relazioni interpersonali e all'abolizione di rigidi schemi gerarchici.
Il progetto di cui qui ci occupiamo, una piazza con funzione di cardine e legante tra i diversi edifici del comparto tecnologico Kilometro Rosso a Bergamo diventa un episodio paradigmatico in grado di esprime efficacemente questo nuovo orientamento. Situata tra i corpi di fabbrica attestati lungo la dorsale disegnata da Jean Nouvel sul margine meridionale dell'autostrada A4 e ospitanti sedi aziendali d'eccellenza, centri di ricerca, innovazione e sviluppo e i loro servizi collettivi, la nuova infrastruttura, anziché soggiacere alla logica - e alla retorica - della piazza come bacino e invaso unitario, si scompone in una serie di ambiti attraversabili liberamente. L'informalità, l'incontro inaspettato e lo scambio di idee tra professionisti e impiegati appartenenti ad aziende diverse, hanno determinato un programma fluido, sviluppato nel segno di una cercata quanto promozionale volontà di democratizzazione, definito da una geometria semplice e chiara impostata su una serie di ‘micropaesaggi’ a pianta circolare. Ciascuno di essi, protetto dalla vegetazione, definito da sedute arcuate e da suoli in cemento drenante, rinvia al tema del dialogo e alla sua radice etimologica: dia-logos e dia-metron sono parole antiche, che si tengono insieme nel comune desiderio di stabilire la massima distanza (diametro) tra le idee, unica via capace di far sorgere un fertile scambio (dialogo) tra esse.
È attorno a queste coordinate, tanto semplici quanto necessarie, che possiamo orientarci quando attraversiamo questa infrastruttura che, con la sua presenza, ci invita a non trascurare le relazioni dialettiche tra i fenomeni e le fertili scintille che da esse possono generarsi. Vincent Van Gogh volle “dipingere col rosso e col verde le terribili passioni umane”, esprimendo in una frase divenuta tanto celebre da essere insegnata nei libri di scuola, le forze contrapposte che ci contraddistinguono e che ci sono necessarie per descrivere la complessità della nostra natura. Il verde della vegetazione di un giardino e dei suoi ‘micropaesaggi’, la sua quiete, la sua intimità da un lato, il rosso di un segno tracciato come una freccia a rilanciare i veicoli in corsa lungo l'autostrada dall'altro, sono allora i termini che saldano tra loro ciò che sta di fronte e all'ombra di Kilometro Rosso, poli di una relazione che, anziché percepirli come entità distinte e incomunicanti, li riannoda e li raduna in un dialogo inesauribile.