Micro-calcestruzzo per le facciate del Teatro Donizetti di Bergamo
Un teatro non è soltanto una grande opera d’architettura, è un luogo carico di straordinaria forza simbolica. Teatro rimanda a theos, al divino, che lì viene convocato, si manifesta e viene afferrato da attori e spettatori. Se theos è l’attributo della divinità, thea è parola legata alla vista, a ricordarci quanto il vedere, tanto nella cultura greca antica quanto nella più indefinita iconosfera contemporanea, sia un atto che ci consente di cogliere l’invisibile. Qui dimora la natura di ogni teatro, il suo incanto e il suo mistero. È attraverso questa consapevolezza che è possibile comprendere il significato di un’opera totale come il teatro, così intimamente intrecciata alle vicissitudini di una città e del suo insieme sociale. L’esplorazione dei recenti lavori di restauro del Teatro Donizetti di Bergamo diventa allora occasione per leggere il fatto tecnico, il proverbiale saper fare proprio di questa operosa e solerte città italiana, come parte di una coscienza più ampia che della tecnica ritrova il senso e il ruolo.
Davide Pagliarini, Direttore della rivista di architettura Ark
Senza vicenda non vi è teatro
Testo di Lara Monacelli Bani
“La città è scena fissa delle vicende dell’uomo, carica dei sentimenti di intere generazioni, di eventi pubblici, di tragedie private, di fatti nuovi ed antichi”, così scrive Aldo Rossi, progettista e teorico dell’architettura, nel suo libro “L’architettura della città”, nel 1966.
Una nuova, importante vicenda del teatro della città di pianura si sta per concludere, dopo oltre due anni di lavori e più di due secoli di storia, da quando gli spettacoli avvenivano in insalubri spazi provvisionali nel prato di Sant’Alessandro e l’impianto monumentale dell’architetto Pietro Via era ancora lontana immaginazione.
Quando Bergamo città di pianura era composta da stretti borghi rurali, della ferrovia si sentiva solo il fischio e Porta Nuova era solo una breccia nel cerchio delle Muraine, nel 1897 il volume del teatro appena dedicato al maestro Gaetano Donizetti, allora Riccardi, già si ergeva imponente, dirimpetto all’ingresso della fiera di Sant’Alessandro e rivolto ai bastioni delle mura venete di Città Alta, mentre le fiancate, grezze ed incompiute, si aprivano verso il campo marzio ad ovest e il sentierino alberato che conduceva al borgo di Sant’Antonio ad est.
Nonostante le cronache del tempo ne descrivessero le umili forme, l’assetto insalubre e la struttura popolare, il teatro “chiacchierato negli aspetti gravi e in quelli minimi” (così era descritto in un pagina di cronaca locale del 3 settembre 1875) diventa nel 19esimo secolo un’opportunità per mostrare immaginari, simboli, programmi urbani e politici per la classe media nascente, comunità di spettatori e nuovo soggetto finanziatore degli spettacoli. Il teatro nazionale era un’istituzione di proprietà pubblica, un luogo che raccontava un insieme di pratiche e simboli che avevano il più delle volte attinenza alla cultura e alla memoria autentica di un insieme sociale. Una volta terminata la costruzione della facciata monumentale a fine ottocento, sarà Piacentini nel suo piano urbano del 1912 a consacrare il teatro Donizetti a monumento, statuario e isolato ma in asse con il centro commerciale della città nonché crocevia delle scene multiple della nascente città borghese.
“Il teatro è molto simile all’architettura perché riguarda una vicenda; il suo inizio, il suo svolgimento e la sua conclusione. Senza vicenda non vi è teatro e non vi è architettura. È commuovente che ognuno ne viva una sua piccola parte”, scrive Aldo Rossi.
Per il complesso restauro del Teatro Donizetti non si parla di conclusione ma di “prosecuzione di una storia costruita per stratificazioni, per aggiunte di quelle parti che gli studi di architettura Arassociati e Berlucchi, entrambi autori della ricostruzione e del restauro conservativo del teatro La Fenice di Venezia, hanno voluto riallacciare, “ricomponendo la frammentarietà storica e tipologica dell’edificio.” La confusione formale dell’edificio, soggetto negli anni a ripetuti, non sempre coerenti, interventi di restauro, è stata semplificata dai progettisti, ridotta e unificata, al fine di “raccontare l’unitarietà di un teatro così complesso, storicamente, socialmente e architettonicamente.”
Il team guidato dallo studio Berlucchi, distintosi per l’esecuzione di progetti di restauro di fama internazionale (tra i quali i Musei capitolini di Michelangelo e l’Abside di San Pietro a Roma, il Ponte di Rialto di Venezia, Sant’Ambrogio a Milano), in stretta sinergia con lo studio di architettura Arassociati e la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Bergamo, in oltre dieci anni di progettazione, ha voluto raccontare “la ricostruzione di un classico teatro all’italiana, misurandosi con temi compositivi, architettonici ed urbani, in cui confluiscono ricostruzione filologica, restauro, ma soprattutto innovazione.”
“La passione quasi filiale per l’edificio, un confronto sensibile e un rilievo accurato della costruzione esistente”, ripete l’ing. Berlucchi, direttore dei lavori, hanno dato senso all’atto tecnico-costruttivo, permettendo un’ottimale e fluida coordinazione della complessa macchina teatrale per l’intera durata dei lavori.
La continuità con la preesistenza si coniuga con l’innovazione tecnologica di chi da più di cento anni partecipa alla crescita del teatro, da quando, già a fine ottocento, si menzionava la sapienza bergamasca nella produzione di elementi ornamentali prefabbricati in cemento “…materiale molto bene lavorato e altrettanto bene impiegato nelle città lombarde” (Pietro Via, 1897).
Lo studio Berlucchi, così come fece il giovane architetto autore della facciata in stile eclettico francese, si affida all’esperienza di Italcementi per lo studio dei rivestimenti delle facciate in pannelli di micro calcestruzzo Effix. Per gli esterni, in accordo con la sovrintendenza, l’obiettivo è dare priorità alla facciata nord, incorniciandola, in modo elegante e continuativo tra antico e contemporaneo, “intervenendo non in stile, ma rispettosamente con materiali tradizionali e coerenti con gli interventi precedenti: da questa esigenza è derivata la scelta di impiegare il cemento pigmentato prefabbricato; per gli interni ci si è affidati a materiali classici: intonaci, legno massello, terrazzo alla veneziana, botticino e acciaio” (ing. Berlucchi).
“Una serie lessicale di variazioni”, descrive Arassociati, caratterizza le facciate est e parte di quella ovest e tre lati della torre scenica: “giustapposizioni classiche più che di rottura”, le cui cromie, in cinque gradazioni di rosa, sono state scelte analizzando la pietra artificiale e gli intonaci della facciata storica.
I pannelli cementizi realizzati con il micro calcestruzzo di Italcementi sono il risultato di una ricerca pluriennale di Magnetti Building e il Politecnico di Milano: sono fibro-rinforzati e presentano una tessitura molto fine; benché il loro spessore sia di soli 3,5 cm sono molto resistenti e complessi dal punto di vista tecnologico, vista la difficoltà di ottenere da un unico getto un elemento tridimensionale (pannelli facciata est), evitando la formazione di bolle, fessurazioni e rotture. La dimensione e la posa dei moduli sono state definite dal peso e dalla manovrabilità di ogni pannello (circa 800 in tutto), oltre che dai criteri compositivi e dalle esigenze di armonia cromatica con le preesistenze, attenendosi a un “sistema di orizzontalità che desse segno del contemporaneo, marcando, la corrispondenza degli ordini di palchi e gallerie interni e delle cornici del primo e del secondo ordine” (Arassociati).
“L’architettura del Teatro Donizetti per realizzarsi deve diventare una piccola città della cultura, sempre viva e presente”, sostiene Berlucchi, così il nuovo ricco programma del teatro vuole riconnettere gli spazi del teatro alla città, ritornando a essere cardine del centro Piacentiniano, divenendo atto formale della cultura civile cittadina. Una nuova caffetteria, adiacente alla biglietteria, aperta su Piazza Cavour funziona come bar indipendente, arricchita di un piccolo bookshop sui mezzanini, mira a rivitalizzare il parco prospiciente; una nuova sala per la musica da camera, tecnologicamente ed acusticamente molto avanzata, è disponibile per le associazioni bergamasche; gli ultimi piani del teatro diventano bar per le gallerie, sala per scuola di ballo; la terrazza verso Piazza Matteotti, di Giuseppe Pizzigoni, è usata come dehor della nuova sala per i banchetti ed eventi autonomi; lo spazio del ridotto diventa un luminoso ed elegante foyer per la platea e per spettacoli a teatro chiuso; le sale nobili del primo piano fungono da sale per riunioni o presentazioni di libri o piccole conferenze. I tre monumentali portali d’ingresso sono finalmente utilizzati, grazie a nuovi sistemi taglia aria, come uscite principali, prolungandosi fino alla scala d’accesso al mondo sotterraneo dell’ex Diurno, altro perno del progetto comunale di ripristino del centro Piacentiniano. L’acustica della sala centrale, spiega Berlucchi, notevolmente migliorata grazie al nuovo pavimento in legno massello e alla riduzione degli elementi fonoassorbenti, sorprenderà il pubblico degli habitué o chi vorrà assistere a proiezioni cinematografiche su un grande sipario bianco taglia fuoco bianco. Sull’affresco del Domenighini, luminoso come mai, si rifletteranno le luci delle centinaia di nuovi led predisposti negli intimi palchetti ridipinti di rosso. La platea centrale, grazie a un sistema di veloce smontaggio delle sedute e di movimento meccanico del golfo mistico, potrà diventare essa stessa scena teatrale o sala da ballo o spazio per banchetti, parte di uno spazio complesso, annullando la dicotomia tra spettatore e attore”.
Grazie alla coesione d’intenti tra professionisti, municipalità, imprese e cittadini, la città ritorna ad avere un teatro popolare di forte rappresentanza e tradizione, ma che continua a crescere come un organismo vivo, verso quel teatro totale che riproduca uno specifico carattere proprio della cultura locale, tra storia, arte e invenzione.
“Finalmente il gran giorno: il teatro apre i battenti. Grande eccitazione, torrenti di folla, sala abbagliante. Gli occhi sono incantati, l’anima rapita. Niente di più fresco ed imponente insieme, qualità che si trovano così di rado congiunte. Questa sala, ricostruita in trecento giorni, è come un colpo di Stato!” (Stendhal, inaugurazione Teatro San Carlo, anno 1817).
Cemento bespoke
Testo di Giacomo Reguzzi
Il 16 Novembre 2019 debuttava al Teatro Donizetti in pieno rifacimento a causa dei lavori di ammodernamento “L’Ange de Nisida”, una prima assoluta voluta dal regista del Donizetti Festival, Francesco Micheli. Un’apertura straordinaria a cantiere aperto per la prima mondiale dell’opera inedita del maestro bergamasco che si pensava perduta. Il teatro ha accolto, anche solo per un breve tempo, gli spettatori, mostrando i suoi interni ancora incompiuti, come un corpo durante una delicata operazione. Non solo metaforicamente il Donizetti è stato sapientemente analizzato, curato e recuperato affinché rispondesse nuovamente alla qualità di decoro dell’elegante architettura Piacentiniana della città di pianura. Le addizioni e gli interventi di recupero privi di armonia con l’esistente che si sono susseguiti a partire dagli anni ’50 si sono rivelati incoerenti; era infatti venuta meno quella qualità architettonica che era invece stata ricercata nel progetto della facciata monumentale di fine ’800 su disegno dell’architetto Pietro Via e nella successiva facciata ovest di Giuseppe Pizzigoni. Il nuovo progetto di recupero si distingue per la cura dei dettagli, i materiali utilizzati e la semplicità delle soluzioni tecnologiche che garantiscono al nuovo involucro in cemento prefabbricato di agganciarsi delicatamente alla struttura esistente.
Colpiscono l’eleganza e l’inattesa leggerezza del rivestimento di facciata in pannelli di cemento prefabbricato, una nuova superficie che delicatamente si aggancia alla struttura esistente.
Ancor più inatteso e quanto mai riuscito è l’accostamento tra restauro e prefabbricazione, tra un manufatto storico e una tecnologia con una forte qualità industriale, tra un’opera che richiede interventi specifici e un modello di produzione standardizzato; queste le sfide affrontate da Italcementi per la progettazione di un materiale adatto al recupero del Teatro Donizetti.
Su disegno dello studio Arassociati di Milano, specializzato in architettura teatrale, e direzione artistica di Studio Berlucchi di Brescia, Italcementi è stata incaricata per la messa a punto di un materiale che rispondesse ai requisiti sia dei progettisti che di qualità del manufatto. Italcementi non si è perciò occupata esclusivamente della fornitura della miscela scelta ma ha collaborato attivamente con il prefabbricatore, in questo caso Magnetti Building, per la realizzazione dei pannelli; il dialogo sinergico tra le aziende è stato fondamentale per ottenere il risultato ottimale in termini di resistenza meccanica e al contempo di resa estetica, equilibrio complesso che è stato raggiunto con piccoli accorgimenti mirati. La cooperazione tra le aziende si è rivelata necessaria e le conoscenze di entrambe nel proprio settore hanno dato luogo ad una collaborazione costruttiva, rivelandosi valore aggiunto per la realizzazione dei pannelli. Il processo di sviluppo del manufatto desiderato ha compreso inoltre un periodo di formazione specifica della manodopera del costruttore da parte di Italcementi; le caratteristiche non comuni della miscela e il notevole salto di scala tra le ridotte dimensioni dei pannelli da realizzare e gli imponenti manufatti in calcestruzzo hanno richiesto un riadattamento dei processi di produzione, un’attenzione particolare alla taratura del materiale e accorgimenti per il getto del materiale all’interno dei casseri. Come un sarto Italcementi è stata in grado di permettere il confezionamento di un prodotto su misura coniugando il know-how di una affermata realtà industriale con la passione e dedizione di una produzione artigianale; come una bottega industriale Italcementi fa dell’“innovazione nella tradizione” uno dei pilastri della propria filosofia. Una tradizione rafforzata anche dallo storico rapporto con il Donizetti, dopo più di un secolo dalla realizzazione delle facciate iniziata nel 1897 quando venne chiamata alla realizzazione dei fregi e delle pietre artificiali in cemento Portland.
Oggi come allora i materiali sono progettati nei laboratori dell’azienda, il cui centro di innovazione di prodotto i.lab ne garantisce l’eccellenza e la qualità delle miscele. i.lab non è solo un centro di ricerca, è la rappresentazione architettonica della strategia di Italcementi rispetto ai temi della qualità e della sostenibilità. Situato al vertice nord del polo scientifico e tecnologico Kilometro Rosso, i.lab, disegnato da Richard Meier, è un serbatoio di pensiero nei cui laboratori vengono sviluppati i progetti di Italcementi come i cosiddetti “cementi estetici” specificatamente pensati per architetti e designer.
Tra questi è stato scelto i.design Effix, per la realizzazione dei pannelli in cemento prefabbricato utilizzati nel Teatro Donizetti. Si tratta di un microcalcestruzzo a base di leganti idraulici, additivi ed inerti di marmo pregiato ad elevatissime prestazioni meccaniche, ampiamente utilizzata per la produzione di arredi e, più in generale, di elementi decorativi e non strutturali per l’elevata resa estetica. Impiegato come una pietra fusa, la sua fluidità e la notevole resa superficiale hanno garantito a questo prodotto la denominazione di “cemento per il design”.
i.design Effix è stato utilizzato per la realizzazione dei pannelli prefabbricati; combinata ad un’anima in fibra di vetro ha permesso di ottenere elementi dallo spessore ridotto, di non 3,5 cm, preservandone le proprietà meccaniche.
L’impasto, che nasce bianco, è stato addizionato con pigmenti e ossidi per creare le cinque diverse colorazioni approvate dalla Direzione Artistica, in sintonia con gli intonaci esistenti; un’accurata analisi colorimetrica in sito ha permesso di catalogare con precisione le tonalità cromatiche presenti, ottenendo così un’armoniosa combinazione cromatica dei pannelli di rivestimento che dona al volume della torre scenica una propria identità, ne alleggerisce la monumentalità smussando il carattere crudo del cemento.
Infine, la lavorazione finale dei pannelli di facciata tramite un intervento di microsabbiatura superficiale ha donato un ricercato effetto di velatura e marezzatura, mostrando ancora una volta le innumerevoli possibilità di personalizzazione della finitura superficiale del materiale cementizio.
Da aprile 2018, quando Italcementi ha preso parte al progetto, all’ottenimento del risultato voluto, l’azienda ha seguito sul campo i processi di produzione, mantenuto stretti i rapporti con tutti gli attori coinvolti nel progetto, ha accompagnato con cura artigianale il proprio prodotto, dalla messa a punto del mix-design nei propri laboratori al pannello realizzato a regola d’arte dal prefabbricatore.
L’attitudine alla continua ricerca sui materiali di oggi e alla predisposizione innata nella ricerca di nuove tecnologie e nuove performance per i cementi del domani, unita alla propensione all’innovazione che trova nello scouting delle tendenze del settore il “germe” per concretizzare nuove opportunità di mercato per l’azienda, si concretizzano in cantieri e progetti di riferimento, di cui il Teatro Donizetti è un esempio, che guidano le evoluzioni del mondo del costruire e diventano un esempio concreto per la buona progettazione. Il complesso salto di scala dalla produzione di calcestruzzi dedicati alle grandi opere edili a quella di cementi per il design denota la duttilità di Italcementi nell’adattarsi alle diverse richieste del mercato, enfatizzando la propria capacità di ricercare durabilità, sostenibilità e cura dei dettagli in ogni sfida che si prospetta.
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Progetto architettonico: Studio Berlucchi Srl, Studio Arassociati, Studio Pezzetti
- Progetto strutturale: SPC Srl
- Progetto impiantistico: Ing. Raphel Caratti
- Progetto acustico: Muller BBM
- Direttore Lavori: Ing. Nicola Berlucchi
- Direttore Operativo Strutturale: Ing. Alessandro Bozzetti
- Direttore Operativo Impiantistico: Ing. Raphel Caratti
- Coordinatore Sicurezza: Ing. Nicola Fumagalli
- Contabilità: Geom. Pierangelo Dolci
- Cronologia progetto 2007 - 2017
- Cronologia cantiere 2018 - 2020
- Materiale grafico progettuale: Associazione Temporanea Professionisti (capogruppo Ing. Nicola Berlucchi)
Posizione
Largo Gavazzeni24121 Bergamo (Italia)
Teatro Donizetti Pannelli.
Lara Monacelli Bani
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