La rinascita del lungomare di Barcarello: un racconto di sostenibilità, comunità e partecipazione

C'è un tratto di costa a nord ovest di Palermo dove il mare è sempre stato più di un orizzonte: è memoria, battaglia civile, identità. 
Meno famoso ma non meno affascinante dell’iconico litorale di Mondello che si staglia appena oltre il monte Gallo, il nuovo lungomare di Barcarello, oggi restituito alla sua bellezza originaria, è il risultato di una storia lunga tredici anni, fatta di degrado urbano, meeting serali, confronto, piccoli e grandi sfide in cantiere. Ma soprattutto, è la testimonianza di un processo virtuoso di cui un'amministrazione pubblica e una comunità si sono rese protagoniste.

Il Comitato del Mare: quando la città si difende da sola
La genesi di questo racconto si colloca oltre 10 anni fa, quando un gruppo di cittadini si mobilitò contro un progetto che prevedeva lo scarico di acque reflue, seppur depurate, nell'area di Riserva Naturale Orientata di Sferracavallo, laddove si snoda il lungomare di Barcarello
"Temevamo per la Posidonia oceanica e per il marciapiede a vermeti, due endemismi unici che rendono quest'area un tesoro naturalistico", racconta Simone Aiello, fondatore del Comitato Cittadino del Mare di Sferracavallo. La mobilitazione fu intensa: manifestazioni, assemblee, confronti con le istituzioni. Alla fine, il progetto fu bloccato.
Da quel momento, il comitato riunito divenne sentinella del territorio, osservando con occhio critico ogni intervento proposto lungo questo tratto di costa. E quando la vecchia passerella lignea già presente in sito, ormai pericolante, diventò un simbolo del degrado più che del lungomare, il Comitato tornò a farsi sentire.

Una passerella da dimenticare, un progetto da reinventare
Nel 2009 infatti era stata realizzata una passeggiata in legno che poggiava su conci di tufo. Una scelta che si rivelò disastrosa: il mare d'inverno smantellava puntualmente ciò che si cercava di aggiustare ogni estate. Le spese di manutenzione, spesso inutili, raggiungevano anche i 50.000 euro a intervento.
Fu grazie all'impegno del comitato e alla sensibilità dell'allora assessore al ramo che si ottennero i fondi, circa 33.000 euro, per smantellarla. Ma ciò che venne dopo – un vecchio progetto comunale – fu bocciato dalla Soprintendenza. Troppo impattante, poco sostenibile e eccessivamente distante dallo spirito del luogo. Da quel momento, la storia cambiò direzione.

L’impulso di una progettazione realmente condivisa
È durante la pandemia che si accese la miccia creativa del nuovo progetto. 
Su impulso del comitato e dalla volontà diffusa di riconsegnare dignità a questo luogo, svariate sere, online, cittadini e tecnici cominciarono a dialogare. In un drammatico momento storico di separazione sociale, un progetto stava unendo persone e cementando un rapporto di collaborazione attiva. 
Al centro di questi dialoghi ritroviamo l'Architetto Giovanni Sarta, Responsabile Unico del Procedimento in seno al Comune di Palermo, uomo di lungo corso nell'urbanistica comunale.
«Ho sempre creduto nel valore della partecipazione. I miei primi vent'anni li ho trascorsi nel settore urbanistico, dove la progettazione dal basso era il pane quotidiano», racconta. «Portare quel metodo nei lavori pubblici non è stato scontato, ma era l'unico modo per fare bene».
Il comitato e i tecnici si confrontano costantemente: sulle soluzioni, sulle modifiche, sulla visione di questo angolo naturalistico. "Non era solo urbanistica: era un gesto d'amore verso il quartiere", dice Francesca Baldovino, una delle cittadine più attive. Emanuele Rinaldi, agronomo ed esperto in ingegneria naturalistica, sottolinea l'importanza della varietà umana nel comitato: «C'erano persone di ogni estrazione, di ogni età e competenza che hanno fornito il loro contributo. Ma tutti mossi dallo stesso obiettivo e con il medesimo trasporto emotivo».

La svolta del progetto: un materiale più sostenibile
Come abbiamo visto, il vecchio progetto sul lungomare era stato bocciato dalla Soprintendenza perché considerato "altamente impattante" e "non coerente" con le caratteristiche dell'area marina protetta e della Riserva Naturale. La sua revisione, che porterà all’approvazione e alla cantierizzazione dell’intervento, risulta determinante nel proporre un materiale diverso, innovativo e più sostenibile per la passeggiata: il calcestruzzo drenante i.idro DRAIN di Heidelberg Materials (presente in Sicilia con l’impianto storico di Isola delle Femmine).
È permeabile, consente il drenaggio delle acque piovane e la naturale alimentazione delle piante lungo il percorso, oltre ad essere traspirante e capace di mitigare il calore. La sua pigmentazione scura ricorda la roccia affiorata e il legno della passerella originaria. Sebbene si fossero esplorate tecniche più sperimentali, come la miscelazione con terreno vegetale o materiale vegetale essiccato, queste idee furono abbandonate per il timore di compromettere la resistenza del calcestruzzo
“Volevamo un materiale che parlasse il linguaggio della costa. La passeggiata è stata anche tinteggiata nel suo strato superficiale - continua l’Arch. Sarta - con colori appositi per calcestruzzi drenanti, applicati a spruzzo, per uniformare la cromia delle varie pose eseguite in momenti diversi. Anche i giunti di dilatazione diventano elemento visivo e guida estetica del progetto”.
A protezione della passeggiata, la ringhiera in acciaio corten lungo tutto il percorso riesce ad esaltare la sua funzionalità con sobrietà, resistenza all’ossidazione da salsedine e un armonico inserimento nel paesaggio.

Il verde come identità e una nuova fruizione del paesaggio
In un contesto di riserva naturale orientata il progetto rende omaggio alla biodiversità e alla storia. 
Come testimonia Emanuele Rinaldi, il progetto ha valorizzato la tutela della scogliera e degli habitat esistenti, con interventi di potenziamento. 
“Si è deciso di alternare tamerici e palme nane, quest'ultima per il suo valore simbolico legato alla storia di Sferracavallo e alla sua economia tradizionale basata sulla raccolta e lavorazione delle foglie di palme nane. Le preesistenti tamerici sono state spostate con una relazione della Soprintendenza che ne ha garantito la sopravvivenza, e oggi sono già attive e rigogliose”.
In diversi tratti del lungomare il pattern della passeggiata è scandito da alcuni "giardini costieri", aree una volta invase da materiali di risulta e oggi trasformate in piccoli spazi di macchia mediterranea, con essenze spontanee e disegno paesaggistico naturale.
In uno di questi spazi sorge l’Anfiteatro. L'idea del progettista mirava a realizzare una scalinata in un'antica cava di calcarenite, probabilmente utilizzata nella costruzione del Teatro Massimo di Palermo, utilizzando un materiale simile che riproducesse il colore originale e che desse vita ad un luogo iconico per la sua comunità.
“Volevamo un luogo dove sedersi a guardare il tramonto, senza ferraglie davanti agli occhi. Le sedute, in calcarenite e cemento, disegnano curve morbide, accolgono famiglie, anziani, bambini, fotografi. È il nuovo cuore sociale del quartiere”, dice Francesca Baldovino residente da 38 anni a Sferracavallo e originaria di Milano. Una testimonianza arricchita da un sano e profondo trasporto emotivo che testimonia una scelta di vita.
“La vita a Sferracavallo ha permesso ai miei figli di crescere in un rapporto con la natura diametralmente opposto a quello che avrebbe offerto Milano. La bellezza del luogo ha prevalso rispetto alla funzionalità caotica di una grande metropoli. La coesione umana e il desiderio di difendere il proprio territorio - continua Francesca - è il carattere distintivo di questa gente di cui mi sono innamorata e di cui sono orgogliosa di far parte”.
Una nuova fruizione del paesaggio
In oltre un chilometro di litorale al cospetto del mare di Sferracavallo, oggi passeggiare è diventata una sana attività ricreativa, illuminata dai caldi tramonti su Isola delle Femmine e da 120 pali fotovoltaici di nuova generazione. Una piccola rivoluzione in una città dove spesso l'illuminazione pubblica è un problema cronico. «Questo è un esempio raro, forse unico, di sostenibilità concreta a Palermo», afferma Aiello.
La pista ciclopedonale, anch’essa fiore all’occhiello dell’intervento, affianca la passeggiata alla medesima quota, sopraelevata rispetto alla carreggiata della strada. 
Arch. Sarta: “Questa scelta ha eliminato i parcheggi, inizialmente con qualche protesta, ma poi accolta con entusiasmo da chi oggi può godersi il panorama senza ostacoli”.

Un modello virtuoso da raccontare
Il progetto di Sferracavallo non è solo un'opera pubblica ben realizzata: è un modello. 
Un esempio di come il dialogo tra istituzioni, tecnici, imprese e cittadini possa produrre bellezza e funzionalità. «Quando si lavora con trasparenza e apertura, anche i problemi diventano soluzioni», osserva Sarta.
«Il segreto è stata la permeabilità reciproca. Noi cittadini ci siamo messi in gioco, l'amministrazione ci ha accolti» continua Aiello.
Il nuovo volto del lungomare ha generato una trasformazione percepita, profonda e condivisa. I residenti, attraverso il comitato e le voci raccolte nel quartiere, parlano di un cambiamento tangibile, che ha riportato le persone a riappropriarsi del mare, restituendo alla comunità un paesaggio finalmente fruibile, sicuro e accogliente. 
La riqualificazione ha generato un indotto economico per le attività locali, una rivalutazione immobiliare sensibile e un afflusso costante di visitatori anche nei mesi più freddi. È cambiata la qualità delle presenze, e con essa l'identità stessa del luogo, oggi più orientata alla contemplazione che al caos. 
Le criticità iniziali lasciano spazio a un riconoscimento diffuso, alimentato da una cura collettiva che continua anche dopo il cantiere: la natura eco-compatibile e a bassa manutenzione dei materiali utilizzati (acciaio Corten, massetto drenante i.idro DRAIN di Heidelberg Materials, impianto di illuminazione) unitamente al ruolo attivo dei cittadini contribuiscono a consolidare un equilibrio virtuoso. Il lungomare di Barcarello diventa così esempio di come lo spazio pubblico possa generare benessere, bellezza e senso di appartenenza, offrendo, per chi ha scelto di vivere qui, un rapporto con la natura e la comunità difficilmente replicabile altrove.
Dopo questa "prima sperimentazione" a Sferracavallo, il calcestruzzo drenante i.idro Drain ha fatto "scuola" a Palermo ed è stato successivamente adottato anche per i sentieri del Giardino Inglese (oggi Villa Mattarella), dove la tecnica di posa è stata ulteriormente perfezionata.

i.idro DRAIN, il calcestruzzo per il garden design che rispetta l’acqua
i.idro DRAIN, il calcestruzzo di Heidelberg Materials utilizzato sul lungomare di Barcarello, ha una altissima capacità drenante, 100 volte superiore a quella di un terreno naturale e che permette di rispettare il ciclo naturale dell’acqua. Con i.idro DRAIN – disponibile in sacco e sfuso - si possono realizzare pavimentazioni dedicate alla mobilità lenta e sostenibile laddove assumono molta importanza gli aspetti architettonici (la colorazione ad esempio) e funzionali: i primi legati alla compatibilità paesaggistica gli altri connessi alla regolarità, all’aderenza, alla drenabilità che condiziona la loro sicurezza e percorribilità. Sconnessioni delle mattonelle o tra gli elementi lapidei che compongono la pavimentazione, la loro superficie sdrucciolevole, la presenza di sconnessioni e sgranamenti sono problemi che non si manifestano, se viene utilizzata una pavimentazione continua con calcestruzzo drenante.

Un aspetto che merita attenzione è quello della proprietà termiche delle pavimentazioni. Le superfici pavimentate in ambito urbano sono ritenute largamente responsabili delle cosiddette “isole di calore urbano”, fenomeno noto per cui nei centri abitati e intorno alle abitazioni si registrano innalzamenti di temperatura di diversi gradi rispetto all’ambiente circostante, soprattutto in estate. Sarà capitato a tutti, uscendo di casa, di percepire il caldo che “sale” dalla pavimentazione in asfalto. Le superfici bitumate risultano quelle a maggiore impatto, mentre quelle realizzata con un calcestruzzo drenante come i.idro DRAIN, consentono un’importante riduzione del calore nel periodo estivo fino al 20% in meno rispetto ad una pavimentazione in asfalto anche grazie alla colorazione chiara tipica del cemento.

 

 

 

 

Mr. Riccardo Pasa

Responsabile i.build, la business unit per le pavimentazioni

Mr. Marco Sandri

Direttore Tecnico i.build

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